
Caldo estremo, lavoro vietato dalle 12:30 alle 16:00: scattano divieti e sanzioni fino a 3 mesi di arresto
Dal 30 giugno e fino al 31 agosto 2025, la Regione ha emanato una nuova ordinanza che introduce restrizioni temporanee allo svolgimento delle attività lavorative all’aperto nelle ore più calde della giornata. L’obiettivo principale è quello di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori esposti a condizioni climatiche estreme, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.
Cosa prevede l’ordinanza che introduce restrizioni temporanee allo svolgimento delle attività lavorative all’aperto nelle ore più calde della giornata.
Il provvedimento vieta, su tutto il territorio regionale, il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole dalle ore 12:30 alle ore 16:00, nei settori agricolo, florovivaistico ed edile. Il divieto non si applica in maniera generalizzata, ma solo nei giorni in cui il rischio da caldo è classificato come “ALTO” secondo la mappa elaborata dal portale scientifico Worklimate, disponibile alla pagina www.worklimate.it. La mappa viene aggiornata quotidianamente e rappresenta un riferimento affidabile per valutare i rischi connessi alle temperature elevate.
Perché questa misura
Negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo dei colpi di calore e dei malori tra i lavoratori esposti al sole nelle ore centrali del giorno. Le alte temperature, unite all’attività fisica intensa, possono provocare scompensi gravi e in alcuni casi anche letali. Il provvedimento, dunque, si inserisce in un contesto di prevenzione e responsabilità istituzionale, per evitare tragedie sul lavoro e garantire condizioni più sicure nei settori più vulnerabili.
Chi è escluso e con quali condizioni
L’ordinanza non si applica ad alcune categorie di interventi ritenuti essenziali, come quelli effettuati da Pubbliche Amministrazioni, concessionari di pubblico servizio e loro appaltatori, nonché dall’Agenzia Forestas, quando si tratti di operazioni di pubblica utilità, emergenza o protezione civile. Tuttavia, anche in questi casi, resta l’obbligo per il datore di lavoro di adottare misure preventive e organizzative in linea con quanto previsto dal D.lgs. 81/2008, al fine di ridurre il rischio di esposizione al caldo a un livello accettabile.
Sanzioni per chi non rispetta l’ordinanza
In caso di inosservanza dell’ordinanza, si applicano le sanzioni previste dall’art. 650 del Codice Penale, che riguarda la violazione di un provvedimento legalmente dato dall’Autorità.
Nello specifico, l’art. 650 del Codice Penale recita:
“Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro.”
In sintesi:
- Arresto fino a 3 mesi, oppure
- Ammenda fino a 206 euro
Va sottolineato che:
La sanzione può essere applicata ai datori di lavoro o responsabili legali dell’attività che non rispettano le disposizioni dell’ordinanza.
Se la violazione comporta conseguenze più gravi (es. infortuni sul lavoro dovuti al caldo estremo), si può configurare un reato più grave, con pene più severe (es. lesioni colpose o omicidio colposo in caso di decesso).
Inoltre, l’inosservanza potrebbe costituire anche una violazione della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lgs. 81/2008), con ulteriori sanzioni di tipo amministrativo o penale, soprattutto se il rischio da caldo non è stato adeguatamente valutato e gestito nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).